Infibulazione alle figlie: “condannata perché la propria cultura non può giustificare”. Ok integrazione culturale, ma non sempre!
La Cassazione penale, con sentenza n. 37422.2021, ha respinto il ricorso di una donna egiziana che aveva sottoposto alla pratica le bambine di 6 e 9 anni.
In un’epoca convulsa come quella che stiamo vivendo, in ordine ai grandi e tumultuosi fenomeni mondiali di emigrazione-immigrazione, vanno ribaditi ancora una volta il principio, le azioni conseguenti e la tensione operosa per garantire ed attuare continuamente livelli sempre più estesi di integrazione culturale.
Non può che essere così in Italia, in Europa e nell’intero occidente libero e democratico.
E ciò, sia per pregiudiziali ragioni umane, morali ed etiche; sia per evidenti ragioni e valori costitutivi dei nostri assetti liberal democratici e, per definizione, immanenti in uno Stato di diritto.
Ma, proprio queste ragioni umane, morali ed etiche e questi valori delle democrazie liberali, impongono poche e non negoziabili eccezioni, come il caso in oggetto, deciso in modo puntuale e giusto, anzi giustissimo, dalla Cassazione.
Al riguardo, mi riporto e rinvio al puntuale ed efficace articolo di Simona Lorenzetti, in data 17 ottobre 2021, in “Corriere della sera Torino” web, del quale segue il relativo file in pdf.
Segue anche il testo della sentenza della Cassazione n. 37422.2021.